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    Il portavoce Ue sugli spari contro i migranti in Grecia: “Legale in Europa? Dipende dalle circostanze”

    Eric Mamer, portavoce della Commissione europea incalzato da una giornalista di Politico, sull'uso dei proiettili di gomma sui migranti ha risposto proprio così. Poco dopo sono stati chiusi i microfoni a tutti i cronisti

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 6 Mar. 2020 alle 17:06 Aggiornato il 6 Mar. 2020 alle 17:14

     

    Migranti Grecia, l’Ue risponde sugli spari: “Legalità dipende da circostanze”

    Nell’Unione europea i migranti e i rifugiati si possono respingere alla frontiera sparando pallottole di gomma? “Tutto dipende dalle circostanze”, ha risposto ieri, giovedì 5 marzo, il portavoce della Commissione europea Eric Mamer, confermando la linea della “fortezza” che la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha inaugurato definendo la Grecia “scudo dell’Europa”.

    La domanda della giornalista di Politico sulla legittimità dei respingimenti da parte della polizia greca (su cui il sito di inchiesta Bellingcat ha prodotto una scioccante analisi) è stata fatta dopo che negli ultimi giorni la situazione alla frontiera tra Grecia e Turchia è letteralmente precipitata:Erdogan ha annunciato che non fermerà più i profughi in fuga dalla Siria e ha rilanciato il suo ricatto a Bruxelles. Il governo greco ha risposto chiudendo i confini e schierando le forze dell’ordine. Nei video diffusi dai turchi si vede la polizia greca sparare proiettili di gomma contro i gommoni.

    Martedì 3 marzo, inoltre, i presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio europeo hanno fatto visita alla località greca di Kastanies, nei pressi del fiume Evros, a pochi chilometri dal confine dove la polizia greca dal 28 febbraio ha respinto circa 35mila tentativi di ingresso dalla Turchia. In una conferenza stampa congiunta, i tre leader hanno espresso il pieno sostegno politico e operativo al governo greco nelle operazioni di “difesa delle frontiere esterne europee”.

    A fare da contorno a tutto questo, spicca la dichiarazione del primo ministro ungherese Viktor Orban, che al summit di Praga del gruppo Visegrad, si è fatto vanto di essere stato l’ideatore dell’attuale politica europea “contro l’immigrazione musulmana”. Va ricordato che le decisioni in materia di migrazione e asilo a livello di Consiglio europeo vengono adottate all’unanimità. Le parole del premier ungherese sottolineano come la linea del “minimo comun denominatore” non abbia consentito dal 2015 a oggi di elaborare una politica comune europea sull’immigrazione che onori il principio di solidarietà e che consenta di trovare soluzioni condivise tra i 27 paesi membri all’aumento delle richieste di asilo.

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